I dintorni della Locanda
Montalbano
È attestato per la prima volta nel 1186 in un atto di vendita che viene redatto entro il castello di Montalbano (le vecchie mura del castello sono visibile dalle cantine della Antica Locanda La Canonica). Le poche vestigia di tale castello (resti di poderosi portali a tutto sesto e di murature quattrocentesche) furono inglobate nel secolo XVII nella nuova canonica dove rimangono visibili nel lato sud est. Anche il borgo sottostante, al centro del quale sorge la splendida Chiesa di Santa Maria Assunta, un tempo era fortificato ed era possibile accedervi solo da tre porte, purtroppo demolite in tempi recenti (durante la seconda guerra mondiale).
Nella piazzetta del borgo primeggia il loggiato cinquecentesco sostenuto da colonnette caratterizzate da raffinati capitelli. Numerosi nel borgo sono i portali in arenaria, di varie forme, che vanno dal tipo a mensole o a ogiva quattro/cinquecentesca, per culminare nel seicentesco portale in tufo che segnava l’accesso alla corte dell’antica osteria del paese. È presente nel borgo anche un portale ad arco a tutto sesto in mattoni, recante sopra la volta un bassorilievo che raffigura uno stemma. Proveniva da Montalbano l’antica famiglia dei Bondigli alla quale appartenne Giuseppe Maria, insigne giurista, Consigliere di Stato e Segretario del Duca Francesco III d’Este.
Da qualche anno Montalbano è sede di una iniziativa di grande successo: “il Borgo dei Presepi”; dall’inizio di dicembre alla fine di gennaio ogni angolo del borgo si anima con mille Presepi artigianali, realizzati con bottiglie, damigiane, antichi mattoni, coppi in cotto ed ogni altro tipo di materiale. Durante i giorni di festa gli abitanti del borgo intrattengono i visitatori con dolci natalizi, vin brulè ed un mercatino di artigianato natalizio.
Borghi, Torri e Castelli
Castellino delle Formiche
La denominazione Castellino delle Formiche è, con ogni probabilità, il frutto di una errata traduzione popolare del medievale Castrum Formigis che in realtà rimanda al latino formido, formidabilis, cioè castello che incute timore. Il fortilizio del Castellino nel Medioevo fu sede di un ramo dei Malatigni proveniente dalle omonime rocche situate presso i Sassi di Roccamalatina e passò poi, nel ‘300, ai Montecuccoli che lo conservarono fino al 1623, anno in cui fu aggregato alla Podesteria di Guiglia, anch’essa poi infeudata, dal 1630, ai Montecuccoli. Unica testimonianza del castello è la torre, oggi trasformata in campanile. La chiesa sorgeva anticamente nel vicino luogo denominato il Sagrato ma fu distrutta da una frana. L’attuale chiesa di S. Stefano fu costruita all’interno del castello, presso l’Oratorio di San Lorenzo, documentato fin dal XIII secolo.
Montecorone e il Sasso di S. Andrea
Tra i borghi storici quello di Montecorone, di impianto medioevale è di notevole bellezza e contraddistinto da edifici in pietra decorati da portali di arenaria e finestre ad arco a sesto acuto, e dal seicentesco oratorio di San Rocco. Percorrendo a piedi la carozzabile sterrata a circa 200 m a est di Montecorone, si raggiunge il Sasso di S. Andrea: una scarpata strapiombante, di circa 20 metri di altezza, costituita da arenarie calcaree della stessa tipologia di quella dei Sassi di Rocca Malatina e di grande fascino. Dalla Locanda è possibile intraprendere il sentiero n. 11 (428) Montalbano – Serra di Montalbano – Montecorone.
Montombraro
Il borgo ha una parte “moderna” di passaggio, una frequentatissima piscina estiva, mentre a piedi è possibile raggiungere l’antica area castellana dove oggi sorge la chiesa parrocchiale; di epoca tardo trecentesca, presenta pregevoli decorazioni in stucco, ed un pregiatissimo organo Traeri del XVII secolo.
Nel territorio si erge un castagno secolare che una non documentata ma gentile storia racconta fosse l’albero sotto il quale Matilde di Canossa amava riposare.
Montequestiolo
Il nome dell’insediamento è da ricollegarsi al toponimo Mons Cristioli latino. La località di Montequestiolo, come risulta dai reperti ora conservati presso il Museo Civico Archeologico di Modena, fu sede di un insediamento riferibile all’età del bronzo recente, XIII secolo a.C. Durante il Medioevo vi sorgeva un castello infeudato alla famiglia Montecuccoli ed una chiesa che fu sede parrocchiale. La residua torre del castello con poca terra colà situata appartenne alla famiglia Rangoni a partire dal 1626. Dell’antica rocca rimane ora la predetta torre databile al XIV secolo e coronata, forse nel tardo cinquecento, da elementi di colombaia e rondonaia e da un cornicione di gronda in tufo. Un portale trecentesco ad arco a tutto sesto rilevabile nella parte alta della parete nord collegava la torre, attraverso probabili strutture lignee, alle vicine costruzioni del castello. Ben conservato è il vano della cisterna, adiacente la torre. Ai piedi del castello si trova l’antico borgo, un tempo disposto a corte chiusa, di cui restano alcuni edifici tra cui uno cinquecentesco che ha subito pesanti interventi di restauro e che presenta nella facciata un portale ad arco a tutto sesto. Al suo interno, nell’ampia cucina, è conservata tuttora la pavimentazione in lastre di arenaria e un pregevole camino con architrave elegantemente inciso. Lungo le scale che portano al piano superiore rimangono tracce di motivi decorativi dipinti.
Montetortore
L’etimologia del nome è incerta: tra le più verosimili vi è quella che fa derivare il toponimo dal latino turtur, tortora o, con maggiore verosimiglianza, da Mons trium turrium, cioè monte delle tre torri. La menzione più antica dell’insediamento risale al 1179 quando viene citato in una donazione di terre. Fin da tempi molto antichi il borgo fu fortificato e il castello fu, per la sua posizione geografica assai favorevole, ripetutamente conteso fra i Comuni di Modena e Bologna, fino alla sua distruzione avvenuta nella prima metà del ‘200. Esso era stato infatti edificato in posizione tale da impedire ogni ulteriore costruzione che ne limitasse la vista. Esso venne tempestivamente ricostruito e conobbe nei secoli alterne vicende venendo danneggiato da battaglie e dall’incuria. Sono tuttora presenti alcune testimonianze di questo edificio, costituite da resti di muri con un portale ad arco a sesto acuto del torrione, da una delle torri trasformata in campanile nella prima metà dell’800, da un’interessante cisterna coperta da una poderosa volta a botte. La chiesa, più volte ingrandita nel tempo e che aveva subito gravi danni dall’ultimo conflitto mondiale, è ora interamente restaurata. La sua dedicazione, fin dal medioevo, a San Geminiano, rivendicava l’appartenenza del castello alla città di Modena. La vasta canonica, anch’essa restaurata, è il frutto di diverse fasi costruttive intorno ad un primitivo nucleo quattrocentesco, tuttora testimoniato da un portale in arenaria che reca tracce di gravi incendi e da feritoie dell’epoca.
Rosola
L’antica Rosola, dopo essere stata in potere dei bolognesi, ritornò agli Estensi divenendo, verso la fine del XIV secolo, possedimento dei Montecuccoli. Nel 1454 Borso d’Este la infeudò ai Conti Ugo, Venceslao ed Uguccione Rangoni, alla cui famiglia rimase fino ai giorni nostri. Unica superstite dell’antico castello di Rosola, la cui memoria permane tuttora nel toponimo della località, è la torre duecentesca, mozzata, che è l’edificio più antico della zona. Recentemente donata al Comune dai marchesi Rangoni, è stata restaurata. La torre presenta un paramento murario in bozzette di arenaria disposte a filaretto. All’altezza del primo piano è posto il portale ad arco a tutto sesto, in conci di pietra, che segnava l’originario ed unico accesso alla torre, certamente collegata alle altre strutture castellane da passerelle o balchi lignei. Una volta a botte copre l’alto vano sottostante al quale, prima dell’apertura dell’attuale pertugio laterale, si accedeva unicamente da una stretta botola. Proviene da questo luogo il tesoretto, costituito da un boccale con manico di color verde contenente più di milletrecento monete d’argento databili tra il IX e l’XI secolo, rinvenuto nell’800 in un predio parrocchiale e che testimonia l’importanza del castello nei tempi antichi.
Samone
La località è citata, per la prima volta, in un documento nonantolano del 1048 e successivamente compare tra i possedimenti dell’Abbazia di Nonantola. Visto da lontano Samone appare come un bianco campanile che svetta tra i boschi che declinano verso il fiume Panaro. Man mano che ci si avvicina, il borgo appare in tutta la sua importanza, con la sua struttura difensiva a chiocciola ancora intatta. Un fascino che dal medioevo è arrivato direttamente ai giorni nostri. Il borgo antico di Samone, che domina dall’alto la parte più recente del paese, è raccolto attorno al campanile seicentesco e alla Chiesa parrocchiale di San Nicola costruita all’inizio del ‘700 ed ampliata nel corso dell’800. All’interno del borgo, in una casa-torre con finestra in cotto trecentesca, si trova anche la Mostra Permanente della Tigella. Interessante anche il Metato di Samone. Si tratta di un piccolo fabbricato di due piani adiacente alla canonica, destinato all’essiccazione delle castagne provenienti dai castagneti di proprietà parrocchiale. È stato ripristinato al suo uso originario a scopi didattici, in collegamento con la vicina esposizione permanente sulla tigella, per mostrare come avveniva l’essiccazione delle castagne.
Semelano
Oggi, con la denominazione di Semelano di Sopra si indica una località comprendente una villa padronale, detta il Palazzo, una casa torre, una casa del quattrocento e gli oratori di Sant’Antonio e della Santa. La casa padronale, di grandi dimensioni, comprende anche fabbricati rustici al secondo piano di uno dei quali sono visibili un portale quattrocentesco a mensole convesse sormontato da un architrave e una finestrella a mensole ora murata. La Casa del Duca, nelle immediate vicinanze, in realtà assai poco riconoscibile dopo la pesante ristrutturazione, è da riferirsi ad un edificio di abitazione databile al XIII secolo, di grande interesse storico- artistico. Dell’originaria costruzione resta, verso valle, un portale ad arco a sesto acuto, in conci finemente lavorati. La primitiva copertura era a due falde e l’altezza assai minore dell’attuale, il paramento murario, in conci sommariamente squadrati e disposti a filaretto. Interventi di modifica risultano la sopraelevazione, la diversa impostazione delle falde del tetto, l’apertura di nuove finestre e del portale a monte, l’aggiunta di un cornicione in mattoni. Si ritiene che l’edificio appartenesse alle fortificazioni del castello di Ponte.
Vignola
La cittadina di Vignola, ben conosciuta per la produzione di una gustosa qualità di ciliege (duroni di Vignola), ha un centro storico antico intorno alla sua bella Rocca fondata prima dell’anno Mille. La sua storia passa attraverso vicende e proprietari diversi che ne modificano aspetto e funzioni. Pur non esistendo documenti che attestino con precisione l’anno di fondazione della rocca, si può supporre che finita la dinastia carolingia, sia stata innalzata in difesa dei centri abitati insieme a molti altri edifici. Dopo l’incendio del 1247 ad opera di Re Enzo, figlio di Federico II, gli Estensi la cedono alla famiglia dei Grassoni che la trasformano in una sontuosa villa patrizia. Seguono altri tre casati: quello dei Contrari, investiti del feudo da casa d’Este nel 1401 che, vissuti negli agi e negli splendori della corte ferrarese, la abbelliscono di ricche decorazioni, dei Buoncompagni e di Napoleone. La peculiarità principale è rappresentata dalle tre torri (Nonantolana, delle Donne e del Pennello), e dal ponte levatoio che conduce alla suggestiva Corte e ai Saloni. I nomi di quest’ultimi sono legati agli splendidi affreschi realizzati sotto il patronato dei Grassoni: le sale dei Leoni, dei Leopardi, delle Colombe e degli Anelli sono state scelte per ospitare l’esposizione. Ma l’itinerario prevede altre tappe obbligatorie: alla Sala delle Dame, affrescata con le armi delle spose dei Contrari, a quella del Padiglione, degli Stemmi, con la bellissima finestra affrescata, e a quella dei Tronchi d’Albero. Al primo piano c’è la Cappella decorata secondo i canoni tardogotici del “Maestro di Vignola”, con le raffigurazioni della “Storia di Cristo” che testimoniano i legami di Vignola con la corte Estense. Al secondo piano si aprono gli spaziosi locali utilizzati dalle truppe di stanza alla Rocca e dal personale di servizio; l’ultimo è invece occupato dai camminamenti di ronda che percorrono circolarmente l’edificio collegando tra loro le tre torri. Nel 1965 la fortezza è stata acquistata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Vignola che l’ha sottoposta ad un’accurata opera di restauro. Prestigio per eccellenza del paese la Rocca è un simbolo geografico e storico nonché il segno di un’identità culturale che si è aperta a contributi diversi, emiliani, italiani ed europei.
Zocchetta vecchia
Il borgo è composto da diverse costruzioni cinquecentesche, poste nella parte più vecchia, tra cui una casa-torre del XVI sec. È un bell’edificio a corte chiusa con loggiato ospitante un’antica filanda. Interessante l’edicola seicentesca posta al centro del borgo.
Natura e Percorsi
Bosco delle Betulle
Il Bosco delle Betulle, nella zona di Monte S. Giacomo, a est di Zocca, lungo la s.s. 623, è una sorta di oasi. Il bosco infatti si è sviluppato spontaneamente proprio all’interno di una vastissima area caratterizzata da castagneti. La betulla è un’anomalia per questa zona. Infatti è tipica di zone fredde e si è conservata a Monte S. Giacomo dal periodo glaciale. Alcuni esemplari, ormai centenari, hanno raggiunto notevoli dimensioni e sembra non risentano più di tanto del clima mite. Le betulle creano un habitat del tutto particolare, in cui trovano rifugio anche animali anomali per queste latitudini come, ad esempio, l’Organetto Minore.
Al Bosco si accede attraverso un’itinerario ad anello ottimamente segnalato.
Grotta e Cascata di Labante
A pochi chilometri da Montalbano, nel comune di Castel d’Aiano, si trova la più grande grotta primaria nei travertini d’Italia (ed una tra le più grandi nel mondo), un fenomeno carsico di grande rarità. Non è solo l’importanza scientifica che rende la Grotta di Labante “unica” nel suo genere, ma anche lo splendido contesto naturale in cui si è sviluppata: una armoniosa cascata naturale.
L’interesse paesaggistico e naturalistico di questa grotta non sfuggì neppure ai primi viaggiatori tanto che essa è storicamente la prima cavità naturale del bolognese di cui si conservi memoria scritta.
Orrido di Gea
E’ un luogo molto suggestivo, inserito in un ambiente naturale estremamente selvaggio e circondato da ripide pareti rocciose. Tra i massi alcune sorgenti formano piccole pozze e cascate. Sono ancora presenti i resti di un antico mulino ad acqua. Il dirupo è ancora allo stato in cui la natura lo ha creato, circondato da boschi imponenti e silenziosi. Non è improbabile incontrare specie rari di uccelli e animali del bosco. Il luogo è raggiungibile dai sentieri 168 e percorso Belvedere 400/3.
Parco dei Sassi di Rocca Malatina
Il Borgo di Montalbano è entrato a far parte nel 2011 del comprensorio del Parco dei Sassi di Roccamalatina. Il parco si estende dal fondovalle del fiume Panaro (all’altezza della località Casona) risalendo per colline, campi e boschi fino ai Sassi di Rocca Malatina, che ne rappresentano il cuore, e ai quali il Parco deve il proprio nome. I Sassi definiti “Guglie simili a meteore nel cuore dell’Appennino” (cit. sito Parks.it), sono grandi rocce costituite da arenaria; dalla base del Sasso della Croce parte un percorso che sale su fino alla cima, in alcuni tratti scavato nella roccia ed in altri organizzato come una piccola “ferrata”. La salita ai Sassi è estremamente suggestiva e dalla cima si possono ammirare le colline circostanti e i monti del Cimone e della dorsale Appenninica a sud.Proseguendo oltre il Borgo dei Sassi ci si immerge nuovamente nella natura del Parco tra boschi, piccoli borghi, antiche pievi sino al Monte della Riva ed al Borgo di Montalbano (per un completo elenco dei percorsi all’interno del parco visitate questa pagina).
Dalla Locanda è possibile intraprendere il sentiero n. 1 (parte del più lungo Percorso Belvedere) che porta alla Casona con il seguente itinerario: Montalbano – Monte della Riva – Samone – Rocca di Sopra -Pieve di Trebbio – Rio Frascara – Casona.
Strada Europea del Castagno
Dalla lontana Turchia attraverso la Grecia, da qui alla Sicilia e per tutta la dorsale Appenninica fino alla Francia, alla Spagna e al Portogallo, parte e si dipana idealmente la “Strada Europea del Castagno” un itinerario tra paesaggi ricca di storia, cultura e legati alla presenza di questo antico albero. Una parte di questo sentiero passa attraverso il nostro territorio, partendo da Ponte Samone (sulle rive del Panaro), raggiunge Samone, Missano, Montalbano e Zocca. Tocca quindi San. Giacomo di Zocca dove si trova il Museo del Castagno e prosegue per Montese, passando da Montalto – Semelano e Villa d’Aiano. Oltre Montese passa da Maserno e raggiunge Castelluccio Monte Belvedere. Castagneti storici si trovano a Castelluccio di Montese, Fellicarolo, Fontanaluccia, Magrignana, Montombraro, Monzone (per maggiori dettagli ecco il sito della comunità montana. I prodotti a base di castagne e di farina di castagne sono ancora molto diffusi su tutto il territorio. Nel mese di ottobre a Zocca viene svolta una importante “Sagra delle castagne” dove è possibile gustare ed acquistare i prodotti tipici come ciacci, castagnaccio, mistocche e le immancabili caldarroste.
Museo del Castagno
Il museo del Castagno presso l’Ospitale di S. Giacomo, subito oltre Zocca, è costituito da tre sale dove ripercorrere la storia della castagna, attraverso gli oggetti ad essa legati. In una parte del museo il “Fantacastagneto” riproduce l’habitat tipico con le piante, gli animali, le tracce. Per le informazioni, orari e giorni di visita http://museodelcastagno.promappennino.it.
by nicola